La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale sono un volano di sviluppo socio-economico nei contesti fragili dove opera la Cooperazione Italiana. Questo approccio è stato al centro della conferenza internazionale che si è svolta a Firenze il 10 e l’11 novembre, organizzata dall’Università di Firenze (Unifi) con il patrocinio dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics), e il supporto della sede Aics di Islamabad e dell’Ufficio III – Opportunità e Sviluppo economico della sede di Roma. L’obiettivo discutere assieme agli attori che si occupano di cultura e tutela del patrimonio come meglio capitalizzare le competenze di tutti a vantaggio di un’azione di cooperazione allo sviluppo sostenibile ed efficace.
“Il settore culturale, in cui il nostro Paese è molto forte, è prioritario per l’azione della cooperazione italiana” ha affermato Emilio Ciarlo, responsabile delle relazioni istituzionali e della comunicazione di Aics, intervenuto alla conferenza di Firenze. “Nei tanti progetti che finanziamo in tutto il mondo su questi temi possiamo contare su università, centri di ricerca e organizzazioni della società civile, con le loro esperienze e sensibilità, oltre ad aziende italiane che si occupano del restauro e della valorizzazione dei beni culturali e che sono eccellenze a livello internazionale” ha spiegato. Ciarlo ha poi parlato dell’attenzione che Aics rivolge allo sviluppo umano ed economico nelle iniziative che promuove in questo settore. “Non è scontato che la promozione della cultura sia considerata una leva per lo sviluppo, ma è un dato di fatto, dal momento che produce oltre il 3% del Pil globale, e il 6% degli occupati”, ha detto.
La prima giornata ha affrontato il ruolo che il patrimonio culturale ha nella mitigazione delle fragilità sociali ed economiche e nello sviluppo sostenibile, mettendo in dialogo alcune tra le principali organizzazioni internazionali che lavorano in quest’ambito – come l’Unesco – e diverse università italiane con le sedi Aics che operano in Medio Oriente e nel subcontinente indiano.
L’Agenzia, nei suoi primi sei anni di attività, dal 2016 al 2021, ha investito 70 milioni di euro nel settore culturale, mettendo a frutto la capacità italiana di generare valore aggiunto per la cooperazione. A Firenze lo hanno testimoniato i titolari delle sedi Aics di Amman (Emilio Cabasino), Beirut (Alessandra Piermattei),Islamabad (Emanuela Benini), e Rosario Centola, ex responsabile della sede di Kabul, oggi chiusa.
L’Agenzia ha impegnato notevoli risorse in programmi incentrati sulla protezione del patrimonio culturale e lo sviluppo del turismo sostenibile in Giordania, paese ricco di siti storici e archeologici, in particolare a Petra e Jerash. Qui ha anche aperto da poco un Istituto regionale per il restauro che si dedicherà alla protezione, alla conservazione di monumenti, siti archeologici e turistici. La valorizzazione del patrimonio culturale e lo sviluppo urbano sono al centro di alcuni progetti finanziati in Libano come la restaurazione e riqualificazione dell’antico di serraglio di Baalbek e della Tomba di Tiro. In Pakistan l’impegno della Cooperazione italiana ha invece permesso la ricostruzione del Museo dello Swat e il restauro del Buddha di Jahanabad. Nuovi scavi condotti nel 2021, hanno inoltre riportato alla luce il tempio di Shahi Vishnuite nella sua interezza.
Un focus particolare, durante il secondo giorno di conferenza, è stato dedicato al sito Patrimonio dell’Umanità di Bamiyan, in Afghanistan, al centro di un progetto di riqualificazione che vede il Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo (Sagas) di Unifi partner di Aics Islamabad a seguito della chiusura della sede Aics di Kabul lo scorso anno. Le sessioni mattutine hanno offerto una rassegna delle principali azioni di tutela del patrimonio culturale realizzate nell’area, con l’obiettivo di discutere i risultati raggiunti fino all’acquisizione del potere da parte dei talebani e di evidenziare le questioni più critiche e i settori maggiormente bisognosi di ulteriori interventi.
Sono stati approfonditi inoltre i rapporti chiave tra la tutela dei beni culturali e la pianificazione e governo del territorio, tema fondamentale nel contesto afghano, caratterizzato da una crescita urbana e demografica esponenziale. Particolare attenzione è stata poi riservata al ruolo che la dimensione sociale può svolgere nell’equilibrio tra tutela del patrimonio e governance. I contributi presentati in queste sessioni si sono basati sui dati raccolti durante la ricerca sul campo avvenuta immediatamente prima del mutamento dello scenario politico nel Paese, tra aprile e giugno 2021. La chiusura della conferenza è stata affidata a una tavola rotonda che ha ragionato sulle prospettive future delle azioni di cooperazione culturale in Afghanistan.
Durante il convegno è stata proposta anche una mostra organizzata da Imam Rajabi e Ejaz Ahmadi (Università di Firenze) dal titolo “Beni culturali e cambiamenti climatici”, oltre a “Bamiyan Living Culture”, installazione video organizzata da LaGes e da Studio Azzurro.